È dal 1962 che il 27 marzo si festeggia la giornata mondiale del teatro, dove più che una vera e propria festa è una ricorrenza che ci aiuta a sottolineare quanto l’atto teatrale sia importante e fondamentale nelle nostre esistenze.
Sembra così strano, quest’anno, celebrare la giornata del teatro, quando da più di un anno non possiamo frequentarlo, viverlo, agirlo come vorremmo a causa di una pandemia. Ma è proprio in occasioni come queste che il teatro si deve festeggiare, onorare come luogo di culto.
La Storia ci insegna quanto il teatro fosse il luogo per eccellenza di aggregazione sociale. Nell’antica Grecia venivano bloccate tutte le attività per concentrare, in alcuni giorni, le opere che con sapiente orchestrazione venivano realizzate da un foltissimo gruppo di persone. Così è stato nei secoli a venire, con alcuni cambiamenti, ma l’atto di celebrare la festa, l’atto di onorare il teatro è sempre stato momento fondante dell’essere umano. È solo con il Novecento che qualcosa è cambiato e il teatro è divenuto sempre più luogo per pochi, ma conservando la sua forza aggregante.
In questi anni, con Polimorfica, abbiamo cercato di realizzare un teatro che fosse partecipato, che fosse un momento di aggregazione e condivisione, nel vero spirito della sua ideazione e concretizzazione nel tempo. Per noi il teatro è questo, e proprio a tale scopo vogliamo festeggiarlo anche in momenti complessi come quello in cui stiamo vivendo, forse più meritevole di attenzione perché l’aspetto sociale e aggregativo viene mancando.
Vogliamo ricordarlo questo teatro, vogliamo pensarlo in prospettiva futura, quando potremmo ritrovarci e viverlo come abbiamo sempre fatto e, forse, con quello spirito in più che contraddistingueva gli antichi greci. C’è un grande desiderio in questo momento di ritrovarci, proprio perché questa pandemia ce ne ha privato. Il nostro augurio è di ritrovarci presto nel nostro luogo di culto, che non deve essere inteso solo come lo spazio fisico, ma l’atto di vivere un momento insieme in cui c’è qualcuno che agisce e qualcuno che osserva.
Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti… È lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui.
Jacques Copeau